Governance (Italian Edition) by Alain Deneault

Governance (Italian Edition) by Alain Deneault

autore:Alain Deneault [Deneault, Alain]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2018-06-01T04:00:00+00:00


Premessa 30.

Invertire cause ed effetti creando un passato di pura fantasia

Le lobby, i gruppi d’interessi e altri formatori sulla governance non esitano a falsificarne i fondamenti nel momento stesso in cui se ne fanno custodi. La malleabilità della dottrina consente loro in ogni momento di invertire l’effetto con la causa e viceversa. «A lungo ridotta a prospettiva puramente manageriale, la governance ha finito per rivelare ciò che è sempre stata: un processo sociale» afferma ad esempio Darbon206, professore all’Istituto di studi politici dell’Università di Bordeaux. Questa insensatezza, pubblicata in Francia dall’Istituto di ricerca e dibattito sulla governance (Institut de recherche et débat sur la gouvernance, IRG), non sostiene solo che è perfettamente coerente che una cosa «che è sempre stata» abbia potuto essere «a lungo ridotta» al suo contrario. Essa lascia anche intendere che il management abbia strumentalizzato la governance, nata agli inizi con un ruolo di promozione sociale. La verità è che la governance non rientra in nessun processo sociale originario, utilizzato in un secondo momento dal mondo imprenditoriale. Essa trova le sue radici piuttosto nella colonizzazione di ogni processo sociale messa in atto dal management privato. Lo testimonia la vicissitudine del termine, che parte dal mondo delle organizzazioni private, prosegue poi nell’apparato dello Stato di Thatcher e in quello della Banca mondiale, per finire in una moltitudine di sfere che oggi sono la palestra di interessi privati di ogni tipo. È questo il senso che Alain Couret, membro del Cercle des entreprises (e peraltro giurista a Parigi I Panthéon-Sorbonne), vede nello sviluppo storico della nozione: «Dalla governance d’impresa si è passati alla governance delle organizzazioni e il termine governance ha assunto una vera e propria autonomia dalla parola impresa»207. Perché, allora, tante definizioni fantasiose e ricostruzioni storiche presunte? Perché i sostenitori della governance, quando organizzano dibattiti con la “società civile”, appioppano abusivamente un significato generico e tradizionale alla parola governance, definendola come una rigorosa «arte di governare la cosa pubblica (sic)»208? Perché tanta preoccupazione di far dimenticare l’origine manageriale del termine, forse per timore che ne emerga la specificità problematica? Cosa ha in mente Jean-Pierre Olivier de Sardan quando sviluppa l’idea di una «governance sovietica», espressione che non è mai stata nelle corde di questo regime209? Perché l’ONG Transparency International continua a presentare la governance come termine generico di ogni istituzione di potere, facendolo addirittura rientrare in culture estranee all’Occidente e anteriori alla comparsa del vocabolo alla fine del XX secolo210? Perché esperti incaricati di promuovere questa nozione in Africa portano l’anacronismo all’estremo, arrivando a trattare la vicenda di Sundjata Keita del 1235 come caso di governance africana211? Il rovesciamento operato da Darbon è fondamentale perché è direttamente dalla «vaghezza del termine» governance, declinabile a volontà, che il politologo troverà «la propria polisemia essenziale», ossia «la complessità del fenomeno sociale e politico, espressa da questa parola apparentemente anodina». Questo tipo di inversione permette a pataccari stipendiati di ogni risma di conferire alla dottrina un vasto passato antropologico e una profondità storica che non ha. La disinvoltura filosofica della



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